sabato 16 giugno 2012

The dark side of the strawberries


Alla Morning Glory sabato c’è stato il Festival delle fragole. Festival è una parola grossa, c’era un banchetto dove il cuoco che assomiglia a Doc di Ritorno al Futuro cuoceva hamburger per tutti e massimo una cinquantina di persone si radunavano tutte attorno per la loro porzione giornaliera di colesterolo. Il loro arrivo, a dir la verità, sembrava un ricevimento di Obama: tutti macchinoni enormi neri e una macchina della polizia modello Robocop con l’immancabile cattivissimo poliziotto a veicolare i chayenne dentro la fattoria. Ti chiedi chi mai stia per uscire da quei mostri enormi, poi quando si aprono le portiere esce della gente inversamente proporzionale alle macchine che guidano. Sono proprio come le fragole, che ti fregano nell’apparenza: ti fanno vedere sempre il loro lato più rosso e luccicante, poi quando le giri per prenderle sù ti accorgi che dall’altra parte sono tutte bianche o bacate. Non so perché mi è venuto in mente Gianni Togni e il suo luna non mostri solamente la tua parte migliore ma so che questo non è mai applicabile alle fragole. Comunque quando trovo una penna alla fattoria scriverò sui muri in latino evviva le donne evviva il buon vino.
Alla Morning Glory gli spray anti insetti sono le rondini. Non so come facciano, ma quando arrivi, arrivano anche loro, in una flottiglia di almeno quindici unità per ogni persona: ti planano davanti ad una velocità supersonica, a volte senti le loro ali sfiorarti gli occhiali e non sono per niente fastidiose perché sanno quando esattamente  quando virare (comunque speri sempre che tutte siano nel pieno delle loro facoltà visivo-percettive, altrimenti ti si schiantano in faccia). Ti proteggono meglio di uno zampirone e probabilmente a fine giornata non si riescono più ad alzare in volo dalla panza che hanno.
Alla libreria di Edgartown l’altro giorno arriva uno con l’immancabile jeppone enorme nero e si ferma proprio davanti all’ingresso. Chiede informazioni e al mio consueto ‘sorri aim italian aim not spic inglish veri uell” fa due occhi alla Totò Schillaci e incomincia a tessere lodi del nostro paese; dice che c’è stato in vacanza nel 1951 a Palermo e a Genova dove vedeva la gente cantare per strada, parla dell’opera italiana e di quello grosso che cantava la lirica. Chi, Pavarotti? Gli faccio. E lui ‘no no, quell’altro”. Ah, ho capito, e tergiverso e ci riprovo… intendi… Pavarotti! E lui, sì sì, lui lui, Pavarotti! Penso che bere la birra di mattina faccia male.  

Siamo sì a Martha's Vineyard ma siamo anche nella contea di Duke, e siccome l'altro giorno nella strada di casa ho beccato questo
 spero sempre dopo il Generale Lee di trovare anche la fattoria di Bo e Luke!