martedì 21 agosto 2012

Alla fine dopo tre mesi qua capisci che


gli amerigani non sono poi così matti (in realtà lo sono), è che sono proprio di un altro mondo. Non lo scopri in quello che ti arriva via tv o via sentito dire, perché poi le domande non te le fai e lasci correre. Ma quando le stranezze te le vedi davanti, non puoi non chiederti robe tipo: perché alla Coop comprano il ghiaccio? Non possono farselo a casa nel freezer? Perché mettono secchiate di zucchero nel sugo? Perchè mandano l’aria condizionata in modalità Novosibirsk? Perché non hanno le tapparelle? Perché quando si gela girano in canottiera, infradito e calzoncini? Risposte cumulative: perché a loro piace così. Come facciano a sopravvivere è il vero mistero. 

L’America quotidiana, quella che dall’Italia non si vede, è fatta di vecchi pali della luce in legno dove si sente l’energia elettrica passarci attraverso come uno sciame di mille zanzare metalliche, è fatta di puzzole in giardino che non sono per niente come le dipingono (se ne stanno buone lì, mangiucchiano quiete e indisturbate), è fatta di gente che non conosci ma che ti saluta sempre per strada con un good morning strascicato (“mrnig”), è fatto di lavori lì per lì pagati cash, di jeepponi enormi che per salirci sopra devi essere Messner ma che si fermano sempre se devi attraversare la strada. La provincia amerigana è fatta di bus gratis con dentro la radiotrasmittente cb a banda cittadina, di prezzi che non sono mai quelli sul cartellino del negozio (sovrattassa alla cassa, ciccio), è fatta di una notte buia che più nera non si può e del bianco accecante di casette sull’oceano; è fatta anche di lavandini dove l’acqua fredda è solo fresca e quella calda è ustionante. Ci si può informare quanto si vuole prima di partire per gli Usa ma resta il fatto che non si arriva mai preparati in America: non puoi immaginare, ad esempio, di non trovarci odori. L’America è inodore. 

Comunque ho capito che la scoperta dell’America non dipende dalle miglia percorse in automobile o dal numero degli Stati visitati, ma dai dettagli, dice il buon vecchio Servegnini. Bon, direi che l’ho scoperta abbastanza. Magari la prossima volta la visito. Tra qualche anno però, eh? 


mercoledì 15 agosto 2012

Dagli estremi confini dell'impero d'oriente


I giornali di Martha’s Vineyard hanno in prima pagina l’enorme muso di uno squalo bianco, ma mica per la Jawsfest. Qui c’è n’è uno vero che sguazza da luglio in queste acque ed essere qui, nell’isola dello Squalo, mentre dopo 76 anni un pescecane enorme terrorizza (esagero, ma la mente vaga in fretta) Martha’s Vineyard e tutta Cape Cod è il massimo. E’ come andare sull’isola qui vicino di Nantucket e scoprire che c’è realmente una balena bianca furibonda al largo. E così, per completare l’opera, mi sono preso pure il libro (abbastanza piccolo) di Peter Benchley dal quale è stato tratto il film.

 Leggo sul sito del Corriere della Sera di Jovanotti che se ne va in America per un anno, a New York. Non so se dirgli “fermo, dove vai, sei matto!”, oppure no. 

L’altro giorno alla Morning Glory faccio a uno: avete vinto le Olimpiadi, contenti? La sua risposta: noi vinciamo in tutto. Oltre al mavaacaghè che è volato immediato mi sono anche chiesto come sia possibile tenere insieme su questa unica idea – semo i mijori ar mondo -  una nazione così gigantesca, con sei fusi orari diversi da New York a Los Angeles e un botto di gente che non sto neanche a guardare su Wikipedia quanti sono. Perché se c’è una cosa dove gli amerigani sono praticamente tutti uniti è il patriottismo. Cioè, non parlo di semplice difesa dei pregi del proprio paese, quella che anche noi abbiamo per l’Italia, ma una vera e propria devozione da Impero Galattico che fa paura.

Alle medie guardavo un sacco di wrestling su Italia Uno commentato da Dan Peterson e quando nel 1991 scoppiò la guerra del Golfo apparve un nuovo personaggio sul ring della World Wrestling Federation, tale Sergent Slaughter, un iracheno. Lo fecero combattere con l’eroe nazionale Hulk Hogan e ovviamente chi vinse? Figurarsi. Nel 1987 ci fu una crisi in Afhganistan con i russi di mezzo e nei cinema apparve Rambo III, con Stallone che andò tra le dune richiamato dal sergente Trautman (cioè lo zio Sam) a crivellare tutti. L’eroe amerigano che da solo vince contro tutti i russi e con un cacciavite in mano fa miracoli.  A proposito, avete notato che ora al cinema ri-spopolano i supereroi (ovviamente amerigani) dei fumetti?
L’altro giorno in tivù è andata una pubblicità del genere: scorrevano immagini di tutto quello in cui gli amerigani sono arrivati primi e ci hanno messo in mezzo pure il telefono inventato da Bell, quando invece l’ha inventato Meucci. E lì mi sono anche chiesto, ma cosa vuoi che ne sappia un bambino amerigano di Meucci se lo bombardano continuamente in tv con slogan rapidi e precisi sul fatto che il telefono l’ha inventato Bell? (sì vabbè ci sarebbe la scuola, ma a 'sto punto dubito anche dei libri amerigani)

A me piace un sacco la decadenza. Alle medie non vedevo l’ora di arrivare al punto del libro di storia dove cominciava a crollare l’Impero Romano d’Oriente, perché avevo già assaporato l’effetto sublime che faceva alle elementari. I primi saccheggi dei barbari agli estremi confini dell’impero, le prime crepe. Anche l’arrivo del Nulla ne La Storia Infinita, lo stesso effetto. Ma perché? Perché dentro la decadenza pregusto la rinascita, come il regno di Fantàsia. Chissà quando rinasceranno gli Usa. Boh, io intanto comincio a fare i pacchi, che è meglio.


giovedì 9 agosto 2012

Ah m'alora è sopravvissuta!


A Martha’s Vineyard la sensazione di “questo l’ho già visto ma non so chi è” ce l’ho sempre, forse perché un viso, a differenza dei nomi, tendo a non dimenticarlo. E quando sei alto così e un viso lo vedi tipo un centinaio di volte, merito del videoregistratore e di una cassetta VHS quasi consumata, poi non te lo scordi nemmeno quando in tutte quelle cento volte che l’hai vista lei aveva solo vent’anni e ora ne ha sessantacinque.


Ma come chi è? E’ Chrissie, la prima vittima de Lo Squalo, quella della scena d’apertura, quando un po’ sbronza va a fare il bagno di notte dopo una festicciola in spiaggia, viene azzannata sott’acqua e poi sballottata qua è là  http://www.youtube.com/watch?v=yrEvK-tv5OI. La scena madre, quella che tutti ricordano, forse anche perché lo squalo non si vede. E’ là sotto che strattona e il mostro quando non si vede fa più paura. Le urla di Chrissie furono talmente reali che non solo spaventarono Richard Dreyfuss quando vide per la prima volta la scena, ma consentirono anche allo squalo di fare un ingresso maestoso. [ in realtà è andata così: le hanno legato corpo e piedi a delle funi e poi da riva un gruppo di persone la tirava quà e là correndo sulla battigia, mentre un argano la tirava giù sott'acqua]. Il primo particolare che il mio cervello ha messo davanti nella fase di riconoscimento della persona è stata l’abbronzatura: è abbronzata esattamente come nel 1975 alla luce del falò sulla spiaggia. Poi la bocca, poi il naso, poi i capelli lunghi biondi, ovviamente tinti. L’ho riconosciuta subito, l'ho fermata per strada e via con la foto. Lì vicino c’era anche Carl Gottlieb, che ha recitato una piccola parte in M.A.S.H., ma che è stato soprattutto il co-sceneggiatore de Lo Squalo, dove è apparso anche come attore, tipo Hitckock quando s’infilava nei suoi film, e c'era anche Joe Alves, il produttore. Non sono previsti gli arrivi di Spielberg o di Richard Dreyfuss (l’oceanografo Hooper), mentre Robert Shaw (il burbero Quint) e Roy Scheider (il tenente Brody) sono morti. Non c’era nemmeno “Bruce”, ovvero uno dei tanti squali utilizzati nel set del film, ma ci sono parti di esso, credo un paio di pinne dorsali. Oggi qui è iniziata la Festa dello Squalo, che mancava dal 2005, una quattro giorni che celebra il film che ha cambiato la storia del cinema e pure quella di questa piccola isola del Massacchussets, che da dentro non è poi così tanto piccola. Del resto un'isola è un'isola solo se la si guarda dal mare. Pochi giorni fa nelle acque qui di fronte, a Cape Cod, un pescecane ha attaccato uno (scampato!) ed è la prima volta che succede negli ultimi 76 anni. L’ultima volta che uno squalo bianco ha attaccato una persona nel Massacchussets è stato nel 1936, e quella volta la vittima, un sedicenne, non scampò. Ma tra tutti gli anni, proprio quando vengo io lo squalo bianco riprende a rompere le balle?

domenica 5 agosto 2012

La nebbia in agosto, John Lennon e il paninaro



La nebbia ad agosto mi mancava nella mia collezione. Tocca vederle tutte. Per due mattine di fila Edgartown sembrava Londra, circondata da una brughiera un po' Sleepy Hollow e un po' mastino dei Baskerville. Ah dì.

All’Harbor Inn, un hotel lussuoso che sta di fronte al faro, c’era la mostra dei disegni di John Lennon, due dollari l’offerta minima per entrare. Dopo pochi minuti avevo già fatto alcune foto, sei o sette, quando mentre stavo zoomando su un foglio di carta con su scritta a mano da John Lennon la canzone Give Peace a Chance , uno della sicurezza mi si mette davanti tipo Causio su Maradona ai Mondiali dell' '82, vietandomi di farla e indicandomi il cartello “no photo” in basso rasoterra alla base della porta d’entrata, in modalità battiscopa. No ma mettilo più in basso quel cartello, che si vede proprio. Se vuoi, mi fa, puoi comprare una stampa della canzone scritta a mano da John Lennon e allora mi fiondo subito a prenderla per un regalo, quando vedo il prezzo: 1.800 dollari. Elamadonna. Per una stampa formato A4? Me la faccio a casa col pc.  Molti disegni di John Lennon sono disegnati con lo stile dei sinogrammi giapponesi, con pennello e inchiostro di china, ed infatti sembrano una calligrafia. Ecco, più dei suoi disegni, mi ha colpito la sua scrittura a mano: c’erano gli scritti di 25 canzoni e la sua calligrafia era molto più vicina ad un disegno di quanto non lo fossero i disegni stessi. In Asia la calligrafia è la forma più alta di pittura e allora sì può dire che sì, John Lennon sapeva anche disegnare: c’erano anche due disegni erotici che crearono scandalo in America nel 1970 e che vennero censurati ovunque, ma adesso evidentemente no, fanno bella mostra insieme agli articoli dei giornali all’epoca dei fatti. Mi viene sempre in mente che quando ci sono queste cose, lo scandalo e l’articolo con la critica, alla lunga nel tempo la vince sempre il primo. Comunque la mostra era curata da Yoko Ono – ecchissennò? – ma lei non c’era (non avevo dubbi).

Al ritorno il bus era guidato da uno che sembrava uscito dal 1987. Big Babol in bocca, zazzera alla Fausto Salsano, baffi tipo Terraneo e quando incrociava per strada gli altri bus della sua stessa linea salutava il guidatore con l’indice teso, alla maniera di Enzo Braschi quando diceva wild boys, wild boys. Trooooppo giusto. http://www.youtube.com/watch?v=Sv_WD2rG1Vo

giovedì 2 agosto 2012

Agosto, comincia la stagione degli uragani, 'nnamo bbene...


L’altro giorno siamo tornati dove siamo sbarcati, a Vineyard Heaven, l’entrata principale per Martha’s Vineyard. Era il 4 giugno e sembra un anno fa, c’erano sì e no 10 gradi, si bubbolava e pioveva tipo Londra, inoltre i cell non funzionavano e noi, nel deserto assoluto di un porticciolo sull’Atlantico con un clima novembrimo, dovevamo aspettare una per venirci a prendere e che avevamo sentito solo per mail. Non avremmo scommesso una lira che si sarebbe materializzata di lì a poco. 

Comunque a Vineyard Heaven ci ritorniamo dopo due mesi qua, giusto per vedere com’è, e nel prendere il bus dal centro di Edgartown vedo una scena da film, anche abbastanza d’impatto: un carcerato, in ciabatte, portato per un tratto di strada da un poliziotto verso il tribunale, ammanettato e incatenato anche ai piedi, che procedeva con passi stanchi e ravvicinati, con i capelli lunghi e unti, ciondolante, sembrava destinato al patibolo. Il fatto è che una scena del genere in Italia non te l’aspetti di vederla per strada, magari vicino ad una caserma toh, ma non con i turisti a pochi metri.
Preso il bus, linea n°1, la strada per Vineyard Heaven è tutta dritta e quando il guidatore accende la radio e senti lo speaker ripetere le frequenze della WMVY, sembra veramente di stare in America. Le stazioni radio della parte Est iniziano con la W, quelle dell’Ovest con la K, non chiedetemi il perchè. Comunque a Vineyard Heaven non è che ci sia poi molto da visitare, è una Edgartown in miniatura, ma più tendente a Twin Peaks. E’ forse la cittadina più americana dell’isola, ha una sua periferia isolata dove magari ci trovi anche il cadavere di Laura Palmer. Sono andato a vedere una galleria di arte contemporanea, solo che di contemporaneo aveva soltanto i visitatori: magari trovo di meglio domenica, quando a Edgartown ci sarà una mostra di disegni di John Lennon. Al ritorno in bus il cielo si aperto ed è venuta giù una cascata d’acqua che sarà durata per 7 ore, pensavo che si sarebbe allagata tutta l’isola e che l’appartamento sarebbe galleggiato via alla deriva e invece niente, qui il terreno assorbe tutto. Siamo in Agosto e nella costa Est degli Stati Uniti inizia la stagione degli uragani: c’era una mappa su Internet con le zone in allerta da ora fino a ottobre circa, comprende tutta la costa degli Usa da New Orleans fino al Maryland nei pressi di Washington. Fiuuu, noi siamo più in su, anche se in biblioteca c’è un biglietto sinistro, un manuale sul come fare in caso di uragano. Ci manca solo quello.